Remarks 119° - Essere un buon Sponsor
Touchpoint 119°
Moment Of Truth

Essere un buon Sponsor.
Summer Edition 5° | Caterina Martelli
15 Agosto 2022 | 03:43 Minuti
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922° Giorno
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Buondì, spero tutto bene.
Siamo alla 5° Week della nostra Summer Edition.
Settimana scorsa, in compagnia di Emilia Maria Pezzini abbiamo parlato di Public & Media Relations e di come generare una strategia comunicativa vincente per il brand e per l'azienda. Per farlo, devi conoscere gli attori coinvolti, un buon inizio è recuperare il Touchpoint 118°→
Oggi parliamo di Talent Nurturing con:

GO↓
Essere un buon Sponsor
Una crescita sostenibile.
Sempre più spesso sentiamo parlare di fuga di cervelli o, mai come in quest’ultimo periodo storico, di Great Resignation. La Pandemia, se guardiamo al panorama italiano in particolare, ha dato un’importante scossa al mondo lavorativo, spostando maggiormente l’asta dalla dedizione al lavoro in senso produttivo (“Whatever it takes”) verso una maggiore richiesta di qualità.
Come fare allora a trattenere le persone in azienda e, soprattutto, sostenere lo sviluppo professionale di quelle più talentuose?
La carriera è un viaggio, spesso fatto di alti e bassi più che lineare, ricco di imprevisti e cambi di rotta, dove ogni situazione ha un insegnamento e mille variabili si nutrono a vicenda. Per questo, va coltivata e nutrita nel tempo in tutte le sue sfaccettature. Ecco, quindi, che riuscire ad anticipare i bisogni dei propri dipendenti e capire come questi possono variare nel tempo diventa una capacità fondamentale di un Manager che vuole porsi come Sponsor.
→ Intelligenza emotiva
→Trasparenza
→ Leadership e Coaching
I primi tre elementi chiave per essere un buono Sponsor.
Talent's Growth
La miglior crescita.
Intelligenza Emotiva
Sicuramente nel corso della tua carriera, specialmente ai primi anni, ti sarà capitato di ritrovarti in situazioni spiacevoli, in cui ti sei sentito mancare di rispetto dal comportamento di un collega o capo.
Ti potrà quindi essere capitato di pensare “io non mi comporterò mai così” oppure, “un giorno gli farò tornare tutto indietro”. Benissimo, non lasciare che esperienze passate ti facciano agire con frustrazione, bensì pratica il detto ormai troppo noto, ma evergreen, “Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”: è proprio questo bisogna mettere in pratica per lavorare con intelligenza emotiva, quindi con gentilezza, consapevolezza delle tue emozioni (e di quelle altrui) e comprensione empatica dell'altro.
Solo in questo modo guadagnerai, in primis, il rispetto e la stima dei tuoi sottoposti – elemento fondamentale affinché questi rimangano a lavorare per te e accolgano i tuoi input. Non a caso, sempre più studi sottolineano come un buon Manager oggi debba avere caratteristiche socio-comportamentali (“soft skills”) molto più sviluppate rispetto a quelle tecniche (“hard skills”).
Lettura consigliata: “Lavorare con intelligenza emotiva” Daniel Goleman →
Trasparenza
Una volta instaurato un buon rapporto umano, è importante mantenerlo nel tempo. Questa parte è forse la più complicata perché sappiamo bene che spesso in azienda certe dinamiche sono guidate da strategie “politiche” e di conseguenza alle volte non è possibile essere tanto trasparenti (perlomeno nell’immediato) quanto si vorrebbe. Ma tra il non esserlo in maniera sana e il prendere in giro le persone, c’è una grande differenza.
Una persona ha il diritto di avere gli strumenti necessari per valutare se volere rimanere in un contesto lavorativo o meno e di conseguenza essere al corrente dell’andamento dell’azienda o delle prospettive sia del gruppo in cui è che sue, sono elementi di grande peso.
“You don’t know what you don’t know” – di conseguenza, non posso sapere che tu Manager stai pensando a una mia promozione se non me lo dici. Vale a dire che, mentre tu stai lavorando affinché questo sia possibile, io potrei già essere alla ricerca, o addirittura in trattativa, di altro, e allora potrebbe essere troppo tardi.
Anche se il processo può richiedere mesi, o addirittura un anno, sii trasparente sempre: parla di che cosa vorresti per le tue persone con loro, capisci se la cosa è condivisa o meno, in che maniera può essere sfumata e così via. E se sarà condivisa, avrai guadagnato in:
Aumento di fiducia nei tuoi confronti;
Aumento di produttività, legata alla motivazione;
Aumento di soddisfazione.
Leadership & Coaching
Abbiamo appena visto insieme due caratteristiche chiave di un buon leader. Assieme a queste possiamo aggiungere quelle che ci differenziano da un “boss”, ovvero la Leadership e il Coaching.
Per trasformare un talento in un professionista di alto livello, sembrerà strano, ma è cruciale stare lontano dagli schemi gerarchi, essere flessibili e aperti alle diversità: le persone brillanti sono tipicamente un po’ più complesse da gestire, forse perché ambiziose, forse perché impazienti di evolversi. Per questo motivo, è bene guidarle secondo principi di parità e ascolto e non incatenare in schemi predefiniti o di sottomissione.
Da questo, il Coaching viene quasi automatico: chi vuole crescere, vuole imparare. Ricevere quindi una formazione costante, anche attraverso il tuo esempio stesso, può essere di grande ispirazione. Non serve dire che cosa fare o come farlo, ma fare in modo che l’altro capisca quali sono gli obiettivi da raggiungere e quali suoi punti di forza può sfruttare a favore.
Ricerca consigliata: 12 Skills of a Good Manager →
Ricordati che in quanto manager, il futuro delle tue persone può essere nelle tue mani. Sta a te quindi decidere se voler esserne sponsor oppure correre il rischio di rimpiangere un talento perso un giorno.
Spero possa esserti utile.
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